Strumenti per l'informazione civica.


La Fondazione <ahref propone alla persone che partecipano a timu una metodologia di lavoro (Metodo) per la produzione dell'informazione di qualità basato su quattro principi: accuratezza, indipendenza; imparzialità e legalità.
Essi costituiscono una sintesi essenziale di quanto propongono i principali manuali di giornalismo.
Le parole della informazione di qualità
LE FONTI: La fonte sbagliata o non verificata è il primo passo per incrinare l'attendibilità della notizia. Non è possibile 'immaginare tutte le problematiche che si possono verificare nell’utilizzo delle fonti. Ma i punti più comuni nel loro trattamento sono: preferire quelle aperte (on the record) a quelle chiuse (off the record) e indicarle nella maniera più specifica possibile fatta eccezione per esigenze di sicurezza o salvaguardia.
FONTI ANONIME: È sempre meglio spingere la fonte ad essere aperta anche se neanche questo esime da verifiche e controlli. La fonte anonima, si legge ad esempio nel manuale Reuters, può essere utilizzata «quando necessario ove fornisca informazioni di pubblico interesse o di interesse di mercato che non sia altrimenti disponibile». Nel manuale Bloomberg si è ancora più rigidi: «le fonti anonime sono inaccettabili». Con loro, si legge, bisogna parlare fino a spingerle a venire allo scoperto. Tuttavia «se cinque persone fidate insistono sul restare anonimi» allora si può usare l’espressione «persone che hanno familiarità con…». E comunque, specifica Bloomberg, bisogna avere l’autorizzazione dai capi redattori. Da esperienza diretta risulta impossibile coprire in questo modo, ad esempio, una vicenda come quella giudiziaria del crac Parmalat. Cinque persone sono la metà della procura di Parma. Molto più efficace la regola Reuters con cui si è potuto scrivere importanti storie in esclusiva mantenendo il più alto tasso di correttezza e verifica. «Sempre incrociare le informazioni. Due fonti sono meglio di una. Nell’utilizzare le fonti anonime occorre pesare bene i precedenti, la posizione e le loro ragioni. Usate il buon senso. Se qualcosa suona storto continuate a fare verifiche». Quindi il minimo sono due fonti indipendenti fra loro e incrociate.
Esistono tuttavia casi in cui una sola fonte anonima è sufficiente. Bisogna andarci con ancor maggior cautela ma anche in questo caso è Reuters quella che definisce meglio il caso: «in casi eccezionali, quando si tratta di un’informazione credibile proveniente da una fonte fidata con una diretta conoscenza della situazione». Ovviamente «se si tratta di una sola fonte mai citarla al plurale». E comunque questo tipo di storie sono soggette ad «una procedura di autorizzazione speciale» che coinvolge più livelli della direzione. A maggior ragione nel caso del giornalismo civico, se richiesto in base a chiare e specifiche esigenze editoriali, la fonte deve poter essere disvelata alla persona che ha la responsabilità della pubblicazione della storia. Dopodiché la difesa delle fonti è essenziale e la loro identità deve restare coperta.
Nel trattamento della fonte resta poi determinante che, se e quando possibile, si possa registrare l'audio.
È inoltre criterio precipuo per il corretto trattamento della singola informazione concedere il diritto di replica alle persone negativamente coinvolte nella storia.
Occorre parlare con tutte le parti in causa. Non sposarne una sola. Girare attorno alla storia e vederla nella sua completezza. Cercare le prove che la sostengano ma anche quelle che la negano.
I giornalisti non sono fonti.
DOCUMENTI: Sono la base del lavoro. Ma possono sempre essere falsi, “polpette avvelenate”. Peter Arnett, storico reporter di Cnn, ha finito la carriera su documenti farlocchi. Non basta fidarsi della fonte. E’ la differenza fra menzogna e inganno, dove nel primo caso si sa di mentire nel secondo no. Oppure i documenti possono contenere imprecisioni. Per questo anche le carte necessitano di verifiche e confronti. Sono condizione necessaria, ma in genere non sufficiente.
VERIFICHE SUCCESSIVE: Anche dopo la pubblicazione dell’inchiesta, all'interno delle redazioni giornalistiche, è facoltà degli addetti al "desk" chiamare alcune delle persone citate per verificare: se i fatti si siano davvero svolti come raccontato; che la persona citata sia ad esempio stata davvero raggiunta fisicamente come detto nel pezzo e non sentita per telefono,; che i virgolettati siano davvero quelli pubblicati e così via.
ATTRIBUZIONI: Fa parte dell’accuratezza l’attribuire propriamente frasi, dati e fatti. L’onestà vale sull’attribuzione come nel trattamento dell’informazione. Copiare senza citare è un gioco non ammesso.
VOCI E RUMOR: Nessuno dei manuali consultati, giustamente, considera i rumor validi di per sé. E per questo sono trattati con le pinze. L’approccio comune è che se si tratta di una voce veramente importante (che per esempio rischia di far crollare un titolo in Borsa) allora si possono trattare. Il modo comune è quello di chiedere al diretto interessato, in questo caso la società, un commento, dato che in genere non esitano a smentire informazioni negative. E sul commento, o sulla sua assenza, costruire la storia. Che tuttavia non potrà mai essere un titolo, specifica Bloomberg. Ma il rumor resta un pezzo di informazione che non è ancora assunto al grado di notizia. Per questo il criterio comune è che non lo si riporta come tale ma solo, nel caso, dopo le dovute verifiche.