Discussione Pubblica sulle Riforme Costituzionali

Autonomie territoriali: organizzazione dei livelli di governo

Tra gli elementi rilevanti su questo tema: assetto delle Regioni, delle Province e dei Comuni (numero e funzioni), Regioni a Statuto ordinario e speciale.

Cambiare bene il minimo indispensabile

Con riferimento alla "Definizione delle priorita' e coordinamento delle proposte di riforma" presentata nella sezione "Societa' Civile" riporto qui le proposte relative agli enti locali (si veda anche la sezione sui rapporti stato-regioni)

Editor's picks

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L'Italia dei 36 distretti

Le regioni, con il passare degli anni, sono diventate uno dei principali centri di spesa pubblica. I bilanci regionali sono andati ad ingrandirsi sempre più, senza che alla crescita delle spese in periferia abbia corrisposto una riduzione analoga delle spese dello Stato centrale. Le province si sono moltiplicate in questi decenni secondo criteri totalmente irragionevoli. Molti comuni si trovano ad operare necessariamente in sinergia con comuni confinanti, dovendo amministrare quella che è diventata, di fatto, un’unica area urbana. La riforma del titolo V effettuata nel 2001, stabilendo la ripartizione di materie tra lo Stato e le Regioni ha creato un labirinto dal quale si esce solo grazie alle pronunce della Corte Costituzionale.
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L'Italia delle 100 città

Alcuni anni fa ho assistito ad una piacevole relazione sulla figura di Silvio Trentin, un grande pensatore poco considerato. Al termine della relazione ci fu un dibattito. Su quello che emerse sto ancora riflettendo, fu interessante l'applicazione che il relatore propose del pensiero di Trentin in epoca moderna. Propose quella che chiamammo "l'Italia delle cento città - il federalismo per l'unità".

L'Italia medioevale era un insieme di Stati piccoli e grandi, influenzati dai grandi centri culturali ed economici. Il relatore propose una riforma che porti ad una situazione simile, in chiave democratica e moderna, con l'abolizione delle Regioni ed un potenziamento dei poteri delle Province, intese come Città Metropolitane.
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Considerazioni sull'attualità del CONSORZI B.I.M. alla luce delle recenti istanza di modernizzazione della Carta Costituzionale

Recentemente l’attualità e l’utilità istituzionale e funzionale dei Bacini Imbriferi Montani – BIM- sono state, da più parti, messe in discussione, sia a seguito di complesse riflessioni sull’architettura costituzionale degli Enti Pubblici, sia per più pratiche questioni di asserita razionalizzazione della spesa pubblica, ma nessuna delle giustificazioni addotte è apparsa convincente e determinante per fare adottare scelte che, sopprimendo i BIM, da un lato, avrebbero posto nel nulla la pluriennale esperienza tecnico-amministrativa e professionale maturata e capitalizzata dai Consorzi dei Comuni partecipanti ai Bacini Imbriferi Montani – BIM- e, d’altro lato, avrebbe assegnato ad altri Enti territoriali a competenza generale la titolarità e la gestione di ingenti somme derivanti dai sovraccanoni pagati dai produttori di energia elettrica e che il Legislatore, all’atto della istituzione dei BIM, aveva saggiamente valuto fossero finalizzate a precisi scopi risarcitori od indennitari dei soli soggetti rivieraschi e ricadenti nei bacini imbriferi, che avevano visto in qualche modo compromesso l’originario assetto dei loro territori a seguito della realizzazione di impianti o interventi idroelettrici di prelievo delle acque naturalmente fluenti, da parte dei produttori di energia elettrica.
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RIORDINO COMPLESSIVO DELLE AUTONOMIE LOCALI

Abolizione, in base al principio del federalismo, delle Regioni a statuto speciale (fatta eccezione per quelle derivanti da trattati internazionali e per ragioni di tutela di minoranze etnico-linguistiche. Abolizione della Provincie, che a livello locale si sovrappongono spesso alle competenze di eltri enti locali ed organi locali dell'amministrazione Centrale dello Stato.
Sfoltire inoltre il numero dei Comuni che non raggiungono un numero particolarmente significativo di abitanti.
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Abolire le Province e dare ai Comuni più potere decisionale

Devono essere i Comuni a gestire il proprio territorio con risorse appropriate, basta con i doppioni che hanno portato solo a grandi sprechi e nessuna autonomia decisionale. La Regione deve avere potere solo di controllo dell'operato dei comuni che devono essere autonomi nelle decisioni a patto che queste siano condivise dalla maggiornza e per il bene delle proprie comunità.
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Abolizione dei Comuni

Mi rendo conto che le autonomie locali, e specialmente i comuni, in Italia hanno una lunga storia e solide fondamenta culturali. Ciò non toglie che, se è vero che da un lato il nostro paese è molto centralizzato, dall'altro risulta evidentemente eccessiva la frammentazione del territorio in micro unità con pochi abitanti e pochi fondi. Accorpando i Comuni all'interno delle attuali Province, si avrebbe un enorme risparmio di denaro e la possibilità di distribuire più fondi sul territorio in maniera meno frammentata e quindi più efficiente. Credo che, vista l'estensione territoriale media delle Province italiane, esse siano assolutamente in grado di assorbire le funzioni finora svolte dai Comuni. Restano fuori da questa riforma le Città Metropolitane che diventerebbero sostanzialmente anch'esse Provincie.
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Le Regioni possono essere abolite?

Prima che venisse istituita l'autonomia delle Regioni per comunicare con lo Stato Centrale le Amministrazioni Locali (Comuni, Provincie) dovevano ricorrere a posta, corrieri, messi, fattorini, ecc. Quindi l'istituzione dell'autonomia delle Regioni portò ad una notevole semplificazione della comunicazione per la minore distanza e tempi di risposta. Con Internet tutto ciò è stato rivoluzionato.
Nel contempo le Regioni si sono rivelate essere centri di costo, sperpero e vergogna. Quindi non le Provincie ma le Regioni (tutte) vanno, possono, devono, essere abolite.
Con Internet la distanza tra Amministrazioni Locali e lo Stato Centrale è sparita, le Regioni possono essere scavalcate senza problemi e possono tornare ad essere la semplice suddivisione territoriale di prima, senza poteri di alcun tipo.
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No all'abolizione delle province

Sulle province si è creata un'incredibile demagogia, esse sono diventate il capro espiatorio dell'irritazione sugli sprechi della P.A: senza che nessuno sappia veramente cosa fanno: sono l'unico ente di area vasta che svolge servizi importanti anche se meno visibili di quelli comunali: ad es. manutenzione strade e scuole superiori, tutela dell'ambiente, centri dell'impiego e formazione professionale...in tutti i maggiori paesi d'Europa esistono le Province, ed in genere hanno più risorse a disposizione di quelle italiane.
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